Mecenate e filantropo, Niccolò Puccini ha avuto un ruolo imprescindibile nella storia della Toscana negli anni convulsi che prepararono l’Unità d’Italia. A Pistoia, sua città natale, sono molte le istituzioni per le quali si adoperò: dalla Cassa di Risparmio, alla nuova via Leopolda, dalla Ferrovia Porrettana agli istituti per l’infanzia, dalle scuole professionali alle raccolte d’arte e di libri. Ma soprattutto lo si ricorda per il Villone e il grande parco romantico di Scornio, luogo in cui visse per la maggior parte della sua vita, e che donò alla città per volontà testamentaria insieme al vasto patrimonio di famiglia. Per questo Niccolò Puccini rimane nella memoria collettiva e nella tradizione popolare come un personaggio illustre ma al tempo stesso vicino alla gente. Può lasciarci interdetti l’idea che quell’ometto con la gobba, che molti a Pistoia hanno l’impressione di aver conosciuto, discutesse di politica con Massimo d’Azeglio e Vincenzo Gioberti, frequentasse a Firenze gli intellettuali amici di Giovan Pietro Vieusseux, commissionasse quadri a Giuseppe Bezzuoli, invitasse a cena Pietro Giordani e intrattenesse epistolari con Leopardi.
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Niccolò Puccini e il sogno del Risorgimento
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